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DAL CALO DEMOGRAFICO UNA SFIDA CRUCIALE PER IL FUTURO DEL VENETO.
SERVE UN PIANO REGIONALE PER LA NATALITÀ CHE PARTA DAI COMUNI.
05.08.2025
Il declino demografico non è una questione astratta o da rimandare: è un’emergenza concreta, che sta già oggi trasformando il volto delle nostre città, dei nostri quartieri e dei nostri territori. E tocca tutte le dimensioni urbane: grandi, medie e piccole.
Vicenza perderà oltre 3.100 residenti da qui al 2050, pari a quasi il 3% della popolazione. Bassano del Grappa ne perderà 1.476, cioè più del 3,5%. Ma il dato più drammatico riguarda Recoaro Terme, dove il calo previsto è di 1.413 abitanti su un totale oggi inferiore ai seimila: significa una perdita del 24% della popolazione. Un’intera comunità che rischia, in pochi decenni, di spegnersi.” Accanto a queste situazioni critiche, Rucco sottolinea l’esistenza di realtà virtuose che fanno ben sperare: “Comuni come Brendola, Cassola e Noventa Vicentina ci mostrano che un’altra strada è possibile. Brendola, ad esempio, crescerà del 9% entro il 2050. Cassola e Noventa Vicentina superano il 6%. Si tratta di realtà che, pur di dimensioni più contenute, stanno dimostrando di essere attrattive, dinamiche, capaci di offrire condizioni favorevoli alle giovani famiglie. È evidente che dove si investe in qualità della vita, servizi e comunità, i cittadini restano, e scelgono di mettere al mondo dei figli.
Serve un modello di politica per la natalità che non sia più legato solo a una logica assistenziale. Non possiamo continuare a pensare che sostenere le nascite significhi intervenire esclusivamente sulle fasce di reddito più basse. La natalità va sostenuta come leva strategica, trasversale, culturale e strutturale, fondamentale per il futuro economico e sociale del Veneto. I Comuni sono le prime istituzioni a cui si rivolge una famiglia. Sono loro a garantire l’accesso ai servizi, alla casa, alle scuole, agli spazi pubblici, all’infanzia. E sono loro che possono fare la differenza. Ecco perché chiediamo che la Regione promuova un Piano per la Natalità e la Famiglia che nasca dal territorio e coinvolga direttamente i sindaci e le amministrazioni locali.
Il percorso di confronto, avviato anche con realtà associative che rappresentano le famiglie, tra cui il Forum delle Famiglie Veneto, ha già evidenziato l’esistenza di un tessuto sociale vivo, pronto a collaborare e a proporre soluzioni. A partire da qui, alcune linee guida operative per il futuro: rendere più accessibile la casa per le giovani coppie, potenziare e coordinare i servizi comunali per l’infanzia, investire nelle infrastrutture scolastiche e nei servizi sociali di prossimità, e soprattutto premiare i Comuni che sanno mettere la famiglia al centro delle politiche pubbliche.
Non possiamo più permetterci di restare fermi. Abbiamo già oggi una carenza strutturale di manodopera che sta mettendo in difficoltà le imprese del nostro territorio. Ma tra dieci anni, con questi numeri, il sistema rischia di entrare in crisi profonda. È il momento di agire con forza e determinazione, con una visione che metta la famiglia al centro e dia al Veneto gli strumenti per continuare a crescere.
Vicenza perderà oltre 3.100 residenti da qui al 2050, pari a quasi il 3% della popolazione. Bassano del Grappa ne perderà 1.476, cioè più del 3,5%. Ma il dato più drammatico riguarda Recoaro Terme, dove il calo previsto è di 1.413 abitanti su un totale oggi inferiore ai seimila: significa una perdita del 24% della popolazione. Un’intera comunità che rischia, in pochi decenni, di spegnersi.” Accanto a queste situazioni critiche, Rucco sottolinea l’esistenza di realtà virtuose che fanno ben sperare: “Comuni come Brendola, Cassola e Noventa Vicentina ci mostrano che un’altra strada è possibile. Brendola, ad esempio, crescerà del 9% entro il 2050. Cassola e Noventa Vicentina superano il 6%. Si tratta di realtà che, pur di dimensioni più contenute, stanno dimostrando di essere attrattive, dinamiche, capaci di offrire condizioni favorevoli alle giovani famiglie. È evidente che dove si investe in qualità della vita, servizi e comunità, i cittadini restano, e scelgono di mettere al mondo dei figli.
Serve un modello di politica per la natalità che non sia più legato solo a una logica assistenziale. Non possiamo continuare a pensare che sostenere le nascite significhi intervenire esclusivamente sulle fasce di reddito più basse. La natalità va sostenuta come leva strategica, trasversale, culturale e strutturale, fondamentale per il futuro economico e sociale del Veneto. I Comuni sono le prime istituzioni a cui si rivolge una famiglia. Sono loro a garantire l’accesso ai servizi, alla casa, alle scuole, agli spazi pubblici, all’infanzia. E sono loro che possono fare la differenza. Ecco perché chiediamo che la Regione promuova un Piano per la Natalità e la Famiglia che nasca dal territorio e coinvolga direttamente i sindaci e le amministrazioni locali.
Il percorso di confronto, avviato anche con realtà associative che rappresentano le famiglie, tra cui il Forum delle Famiglie Veneto, ha già evidenziato l’esistenza di un tessuto sociale vivo, pronto a collaborare e a proporre soluzioni. A partire da qui, alcune linee guida operative per il futuro: rendere più accessibile la casa per le giovani coppie, potenziare e coordinare i servizi comunali per l’infanzia, investire nelle infrastrutture scolastiche e nei servizi sociali di prossimità, e soprattutto premiare i Comuni che sanno mettere la famiglia al centro delle politiche pubbliche.
Non possiamo più permetterci di restare fermi. Abbiamo già oggi una carenza strutturale di manodopera che sta mettendo in difficoltà le imprese del nostro territorio. Ma tra dieci anni, con questi numeri, il sistema rischia di entrare in crisi profonda. È il momento di agire con forza e determinazione, con una visione che metta la famiglia al centro e dia al Veneto gli strumenti per continuare a crescere.
