
Sicurezza sui bus: serve un vero piano provinciale.
Tecnologia, presenza e coordinamento per rilanciare il servizio. Il trasporto pubblico va reso sicuro e davvero fruibile da tutti.
L’ennesimo episodio di violenza ai danni di un autista SVT, questa volta a Montecchio Maggiore, riaccende i riflettori sul tema della sicurezza nel trasporto pubblico locale. Non bastano più misure isolate. Serve un vero Piano Sicurezza provinciale, strutturato e duraturo.
Sono sotto gli occhi di tutti gli sforzi fatti da SVT negli ultimi anni – come l’installazione di telecamere a bordo, i pulsanti d’allarme per gli autisti e, in alcuni contesti, la vigilanza privata – ma è necessario un salto di qualità.
Proponiamo tre pilastri: tecnologia attiva, presidio fisico e coordinamento costante. Le immagini delle videocamere devono essere trasmesse in tempo reale a una centrale operativa. I pulsanti d’allarme devono attivare risposte rapide e integrate con le forze dell’ordine. E, dove i dati indicano situazioni a rischio – come le tratte serali o le stazioni isolate – si valuti in modo strutturato la presenza di personale di sicurezza.
Un altro punto fondamentale riguarda la formazione degli operatori. Chi lavora nei servizi pubblici deve essere messo nelle condizioni di riconoscere e gestire i rischi, senza essere lasciato solo. Lo dobbiamo a loro e a tutti i cittadini.
Ora che si parla di rilancio del trasporto pubblico, il tema della sicurezza deve essere centrale. Non servono solo proclami, ma misure concrete e condivise. Serve un tavolo permanente tra SVT, forze dell’ordine, sindacati ed enti locali per pianificare e intervenire con decisioni chiare e investimenti mirati. Senza sicurezza, non c’è vero rilancio del servizio.
Francesco Rucco
